martedì 15 marzo 2011

NUCLEARE: LA CRONACA RIACCENDE IL DIBATTITO

La tragedia giapponese di questi giorni ripropone, seppur  indirettamente, il tema del nucleare inteso come risorsa energetica per il futuro. Nonostante un po’ tutti si avventurino in considerazioni anche tecnicistiche, cercando di spiegare e soprattutto convincere sull’opportunità offerta da questa fonte energetica, il nucleare,  a detta di molti esperti, (non riconducibili a nessuna lobby e/o organizzazione economica) rappresenta una minaccia concreta sempre, a prescindere dal livello di sicurezza raggiunto.
Lo stesso “concetto di sicurezza” in ambito industriale non può considerarsi un obbiettivo da raggiungere con certezza assoluta soprattutto quando si devono fronteggiare manifestazioni naturali così imprevedibili e devastanti. Le centrali giapponesi, ad esempio, sono state progettate e realizzate per resistere a scosse di terremoto di 8,5 gradi della scala Richter, ma non hanno retto quando il sisma è arrivato ad una intensità pari  a 8,9. Le centrali che si vorrebbero costruire in Italia sarebbero in grado di resistere a scosse di 7,1 gradi ma, siamo sicuri che questo dimensionamento sia sufficiente sempre?
In definitiva, non conoscendo l’evoluzione e la portata dei fenomeni naturali non saremo mai in grado di porre un insediamento nucleare in condizioni di assoluta sicurezza, soprattutto alla luce delle attuali conoscenze nel campo.
Un secondo aspetto da non sottovalutare è quello della “economicità”, presunta, del nucleare.  Anche su questo argomento non si possono fare valutazioni perché ad oggi nemmeno un chilogrammo di scorie radioattive è stato smaltito da chicchessia e forse la fattibilità della cosa la capiremo solo fra trentamila anni, che è il tempo necessario per il decadimento spontaneo.
Non a caso sullo smaltimento dei rifiuti nucleari lo scenario appare molto nebuloso e si continua a rimandare l’approccio serio al problema alle generazioni future le quali dovranno sostenere dei costi ingentissimi. A quel punto la bilancia costi/benefici penderebbe inevitabilmente dalla parte sbagliata.
Alle luce di queste valutazioni l’’Italia dei Valori invita tutti a fare una riflessione profonda sulla opportunità di continuare a perseguire la strada del nucleare come unica alternativa al petrolio per il sostentamento energetico mondiale.  Il Referendum del 12 Giugno rappresenta forse l’ultima occasione per ribadire il no ad una fonte energetica che preoccupa e non dà garanzie. L’idea per il futuro rimane quella di puntare su energie alternative a basso impatto ambientale, molte delle quali già si utilizzano e che hanno mostrato efficacia rispetto ai costi di investimento.
Votare “SI” al Referendum significa abrogare tutta una serie di norme che il Governo Berlusconi ha emanato per la realizzazione di impianti di produzione di energia nucleare sul territorio nazionale, alcuni dei quali proprio in casa nostra.     

il gruppo IdV Noci 

giovedì 3 marzo 2011

Niente election day con i referendum.

http://www.repubblica.it/politica/2011/03/03/news/date_elezioni-13123909/


Accorpando le date si potrebbero risparmiare 350 milioni di euro, tanta ma tanti soldi, che in tempo di crisi, paiono ancora di più di quelli che in realtà sono. Invece no, è più importante salvaguardare l'immunità del premier piuttosto che razionalizzare le risorse. E questo sarebbe il "governo del fare"? Si, del fare gli interessi del capo...