venerdì 15 ottobre 2010

"IDV:ALLEVATORI, DATEVI UNA SVEGLIATA (FAX, 19 GIUGNO 2010)


Noci ha da sempre una vocazione agricola e zootecnica  Lo dimostra l’altissima concentrazione di masserie ed aziende adibite ai servizi del comparto agroalimentare presenti sul territorio: imprese di trasformazione lattiero-casearia, macellerie, frantoi oleari e panifici. La rinomata Noci enogastronomica affonda le sue radici, è proprio il caso di dirlo, nella terra.  L’importanza dei settori in questione è quindi palese. Ciò che lo è meno, invece, pare essere la necessità di tutelare il lavoro che c’è all’origine del tutto. Rappresentanza e rappresentatività. Ci paiono questi i punti su cui è necessario insistere. Ed è inevitabile non riflettere sulla mancanza, nel nostro Consiglio Comunale, di una rappresentanza concreta della categoria dei lavoratori agricoli.
A questo proposito è utile citare gli ultimi accadimenti politici che stanno minacciando la solidità dell’Amministrazione Liuzzi e che riguardano le difficoltà sorte in seno al movimento civico “Noi per Noci”. Proprio in questa lista è stato eletto l’assessore alle attività produttive che detiene anche la delega all’agricoltura, personalità che, ahinoi, non appartiene a nessuna delle categorie(commercio agricoltura e artigianato) che il movimento si propone di rappresentare e di far interagire in una logica di collaborazione che dovrebbe avere, come unici scopi, la loro tutela e valorizzazione, fondamentali come sono, per l’economia del nostro paese. Il problema pare però, più grave di quello che possa a prima vista sembrare. Ciascuna realtà, infatti, cova dentro di se spaccature a nostro avviso, davvero inopportune. Un esempio lampante è la presenza, nel settore agricolo, di numerose associazioni di categoria che ,in molte occasioni, non sono riuscite a riunirsi al fine di dialogare costruttivamente riguardo ai problemi che di volta in volta si sono presentati.  Divisione, spesso, diventa sinonimo di debolezza e di inconcludenza, ed è questo stato di cose che, ci sembra, ha impedito di individuare una o più personalità in grado di rappresentare in maniera appropriata le esigenze reali del settore e di esporle nelle sedi competenti. Il comune però, in questo stato di cose, deve avere premura di assicurare il suo impegno, nella stessa misura o, forse, in misura maggiore rispetto al caso in cui la preziosa categoria sia degnamente rappresentata. Questo non ci pare stia avvenendo. Anzi, nel bilancio 2010 si può ravvisare un sacrificio,in termini di risorse economiche, ai danni del settore agricolo e zootecnico con un contestuale incremento delle stesse per il settore pubblico. Ci preme, quindi, fare delle brevi considerazioni su dei progetti e delle iniziative in attuazione e su altre, crediamo, attuabili a livello comunale, che riguardano il settore in questione. Ormai datata è l’intenzione di creare un centro di raccolta per il latte, gestito da una delegazione fatta di allevatori, trasformatori e assessore all’agricoltura di turno. A nostro avviso, un buon compromesso tra la necessità di tutela delle piccole e medie aziende zootecniche e il desiderio di indipendenza delle stesse dal giogo delle grandi imprese di trasformazione. E’ stato inserito in bilancio il progetto del mercato rurale, realtà in voga da qualche anno a questa parte, che dovrebbe approdare in località Lamadacqua, centro definito strategico, perché usufruibile da clienti baresi e tarantini. A nostro avviso, un’iniziativa poco utile per varie ragioni. La vendita diretta reca con se tutta una serie di incombenze burocratiche ( autorizzazioni e certificazioni sanitarie e fiscali) che andrebbero soltanto ad appesantire il carico di lavoro e responsabilità che le aziende agricole affrontano già quotidianamente. Questa tipologia di vendita andrebbe a frazionare ulteriormente un mercato già in crisi. Il costo dei prodotti sarebbe più elevato a causa delle spese da sostenere e diventerebbe proponibile solo ad una nicchia di consumatori che non sarebbero quindi in grado di sostenere in questo modo l’economia del settore. Quello su cui il Comune dovrebbe impegnarsi è la promozione delle richieste di attribuzione della denominazione di origine dei prodotti tipici. Ottenendola, la necessità e la possibilità di vendere il “prodotto tipico”,anche se non certificato, solo in determinate sedi, decadrebbe, con un beneficio per produttori e consumatori. Ultimo aspetto, il turismo rurale. Siamo convinti che debba essere l’Amministrazione a promuovere le varie iniziative ( passeggiate, tour, degustazioni) concordando con le associazioni operanti nel settore e con i gestori delle aziende agricole o dei complessi masserizi di valore storico-culturale, dei contributi di ingresso che possano andare a costituire un fondo speciale utilizzabile per varie esigenze tra cui la manutenzione delle infrastrutture e la  promozione del territorio stesso.

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